Sabato 13/09/2014 - Nonostante gli enormi successi in ambito internazionale, gli abitanti dell'arcipelago nipponico guardano con diffidenza verso gli stranieri, soprattutto nelle aree rurali lontano dai grandi centri
In generale i giapponesi danno quasi l'impressione di provare un forte sensazione di timore nei confronti di chi non appartiene alla loro comunità, cioè il 'gaijin', lo straniero.
Questo atteggiamento è alimentato anche dalla cultura che prevede che la nazionalità derivi dal 'diritto del sangue', secondo cui un tempo veniva riconosciuta legalmente solo la discendenza per via paterna.
Un caso davvero eclatante di questa profonda diffidenza è costituito dal trattamento che riservano ai 700 mila cittadini di origine coreana.
Si tratta soprattutto di sopravvissuti e di discendenti dei lavoratori giunti o deportati in Giappone tra gli anni 1910 e 1945 in seguito all'occupazione nipponica della Corea.
Sebbene molti siano nati in territorio giapponese, essi sono ancora considerati stranieri.
Inoltre subiscono diverse forme di discriminazione perché i cittadini del Sol Levante nutrono un profondo disprezzo per la Corea e i suoi abitanti, anche se proprio quel Paese ha avuto una profonda influenza sulla cultura giapponese.
Su una popolazione di quasi 125 milioni di persone, il Giappone ospita circa un milione e mezzo di stranieri, concentrati soprattutto nelle grandi aree urbane.
Del resto, eccezion fatta per coreani e cinesi, gli stranieri naturalizzati nell'arco degli ultimi 35 anni sono stati meno di 9 mila.
In alcune regioni, gli abitanti non hanno mai visto una perwsona non giapponese in vita loro, oppure l'ultimo che hanno incontrato è stato un soldato americano al termine della seconda guerra mondiale.
La diffidenza verso tutto ciò che rischia di turbare l'omogeneità della popolazione si riflette persino sui giapponesi che hanno vissuto all'estero.
Al loro ritorno in patria infatti, può capitare che vengano guardati con sospetto dai loro colleghi d'ufficio.
E così in epoca di globalizzazione e mentre in tutto il mondo si assiste al trionfo dello yen e agli inarrestabili successi produttivi e commerciali del Giappone, l'isola degli Shogun sembra soffrire ancora di nostalgia per l'antico isolamento dal resto del mondo.