Giovedì 25/09/2014 - Il fiore all'occhiello dell'economia giapponese: elettronica e tecnologia
Nell'immaginario collettivo dei popoli occidentali, il Giappone è sinonimo di tecnologia e ambienti futuristici: la rinomata creatività dei nipponici infatti dà il meglio di sè soprattutto nell'industria elettronica.
In risposta alla forte concorrenza dei dispositivi fabbricati a Hong Kong, nell'isola di Taiwan o in Corea del Sud, i giapponesi hanno moltiplicato le innovazioni tecnologiche ed estetiche, realizzando prodotti d'avanguardia e proiettati al futuro.
L'elettronica del resto, ormai è parte integrante della vita quotidiana di tutto il mondo, non è più solamente una caratteristica dei giapponesi.
Da qualche tempo infatti pentole a pressione, automobili, registratori di cassa e distributori automatici di bibite si sono messi a parlare; mentre i gabinetti sono diventati laboratori medici in miniatura che effettuano analisi e rilasciano all'utente un 'certificato' sul suo stato di salute.
L'industria informatica e dei componenti elettronici è un altro esempio della capacità dei giapponesi di superare in tempi record il loro iniziale ritardo.
Negli ultimi anni le industrie nipponiche di computer hanno inoltre riconquistato il mercato interno.
Per rendere bene l'idea della capacità di sviluppo giapponese nel campo dell'elettronica basta citare un episodio di trent'anni fa, durante il periodo di maggior splendore del settore nipponico: nel 1980 infatti i primi due produttori mondiali di semiconduttori erano americani ma, già nel 1986, i primi tre nel mondo erano aziende giapponesi.
Tra i prodotti di maggior consumo e sviluppo, i chips per i computer sono tra i componenti chiave della produzione tecnologica: l'industria elettronica del Giappone infatti è riuscita negli anni a conquistare il 90% del mercato mondiale delle memorie per PC.
Nell'ultimo decennio l'industria tecnologia giapponese ha registrato un relativo ma costante arretramento nel campo dell'alta tecnologia, dovuto principalmente alla concorrenza da parte dei paesi in via di sviluppo, favoriti dalla disponibilità di mano d'opera a costi decisamente inferiori.